Facebook può accedere alle foto del telefono, anche se non sono state condivise. Non solo quelle che si postano, ma anche gli screenshot imbarazzanti, le foto sfocate, i selfie scartati. Meta ha introdotto silenziosamente i “suggerimenti per la condivisione del rullino fotografico“, una funzione che analizza tutto il contenuto della galleria fotografica per proporre collage e album tematici. Il problema? Molti utenti stanno scoprendo che questa opzione è già attiva senza che ricordino di averla autorizzata.
Considerando che Meta possiede Instagram come Whatsapp potete capire da soli la portata di tale opzione, che non è un’opzione ma una strategia bel chiara; una tattica sempre più comune delle big tech, l’erosione progressiva della privacy. Prima chiedono il permesso di accedere alle foto per “permetterti di condividerle”. Poi aggiungono la possibilità di “suggerire” cosa condividere. Infine analizzano tutto l’archivio fotografico per “migliorare l’esperienza” Ogni passaggio sembra innocuo, persino utile. Ma il risultato finale è che un’azienda privata ha accesso completo alla propria vita digitale più intima. Una miniera d’oro di informazioni che rivelano dove andiamo, con chi usciamo, cosa compriamo, dove viviamo, dove lavoriamo. Meta può dedurre lo stato economico dalle location, le relazioni dalle persone nelle foto, gli interessi dagli oggetti che fotografiamo.
Questi dati valgono miliardi. Permettono pubblicità iper-targettizzata, previsioni comportamentali, sviluppo di nuovi prodotti. E ora, con l’esplosione dell’AI, servono anche per addestrare modelli sempre più sofisticati di riconoscimento e generazione di immagini.
Questo Blog vi consiglia di eliminare ogni traccia di Meta come di Google, esistono alternative molto più sicure e libere che pian piano vi proporremo…
Fonte: Tom’s Guide
